a Trieste, un gioiello con una storia
Il Grand Hotel Duchi d’Aosta di Trieste proviene dall’evoluzione, nel corso degli anni, di un edificio che ha sempre avuto una vocazione all’ospitalità. Nel 1300, infatti, qui sorgeva l’Hospitium Magnum, un albergo privato con stallaggio. In seguito, sono arrivati l’Osteria del Dazio, la Locanda Grande, l’Hotel Vanoli, e oggi, il Grand Hotel Duchi d’Aosta.
Nel XVII secolo, in queste stanze hanno soggiornato nobili di altissimo rango, come l’arciduchessa Maria Maddalena d’Austria, sposa di Cosimo de’ Medici, granduca di Toscana (1608), l’infanta Maria di Spagna, sposa di Ferdinando I (1631), Federico Gonzaga, duca di Mantova (1662), gli imperatori Giuseppe II e Leopoldo II. Non solo, qui hanno trovato alloggio anche ospiti illustri, come l’ammiraglio Orazio Nelson, Lady Hamilton, l’archeologo Giovanni Gioacchino Winckelmann, Giacomo Casanova, Carlo Goldoni, Gioacchino Murat e il principe Bernadotte.
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Oggi, lo studio dell’architetto Egidio Panzera Architect ha progettato la ristrutturazione di tutto l’edificio, facciate comprese. Il nuovo progetto aveva come obiettivo di lasciare intatto lo spirito del luogo, e la sua eredità culturale. Per questo, sono stato scelti materiali e colori propri degli interni asburgici, come il verde, il rosso e il blu della nuova hall. Materiali locali e tecniche antiche, come l’uso delle tesate di broccatello veneziano, dei marmi Rosso Verona e Fior di Pesco Carnico e dei decori manuali delle parti lignee, caratterizzano gli altri spazi della hall, delle salette laterali e del corpo scale.
Le stanze si basano su due diversi concept. Il primo concept prevede l’inserimento in alcune stanze di un volume che racchiude cabina armadio e bagno, sottolineato da superfici riflettenti verticali e orizzontali. Questo scrigno si veste di materiali nobili come le testate damascate di Rubelli, le carte da parati in fibra di vetro e i mosaici a terra. Le pareti della camera sono, invece, scandite da cornici in gesso hanno gli stessi colori dei tessuti dei letti, degli imbottiti e delle tende di raso Dedar.
Il secondo concept, invece, crea uno spazio di accoglienza e servizio in contrasto, separato dallo spazio notte. Una porta, nascosta tra le cornici di gesso della camera, divide i due ambienti. Lo spazio è contemporaneo e al tempo stesso classico, grazie alle superfici materiche preziose, soffitto in legno scuro, pavimento alla veneziana, resine cementizie e soprattutto una parete di marmo (Fior di Pesco Carnico, Port Laurent e Palissandro). Un diaframma di vetro decorato e acidaro divide l’area ingresso-cabina dal bagno, mentre la cabina armadio, ricavata in una nicchia, riprende i colori delle vene del marmo. Nell’area notte, dominano cornici in gesso che circondano pareti di marmorino; la moquette tinta unita dai riflessi cangianti è in sintonia con le tende di raso, in colori classicheggianti.
L’edificio del Grand Hotel Duchi d’Aosta ospita anche il ristorante Harry’s Piccolo con gli Chef Matteo Metullio e Davide De Pra, due stelle Michelin, l’Harry’s Pasticceria e l’Harry’s Bar. GrandHotelDuchid’Aosta